Problemi all'anca

Problemi all’anca: soluzioni per il recupero

Risolvi i problemi all'anca con la protesi. Scopri le condizioni trattate e le diverse tipologie di intervento. Il Dr. Vanni Strigelli, esperto ortopedico a Firenze, offre soluzioni personalizzate per migliorare la qualità della vita.

Come risolvere i problemi all’anca? I disturbi articolari dell’anca sono un problema comune nella pratica medica, con un’incidenza significativa soprattutto nei soggetti più anziani. Mentre i pazienti giovani presentano problemi all’anca a seguito di traumi e incidenti, quelli in età avanzata soffrono di patologie come l’artrosi.

In entrambi i casi, se il dolore non si placa con terapie conservative, bisogna intervenire mediante la chirurgia e l’impianto di una protesi all’anca. In questo articolo andremo ad approfondire la conoscenza della protesi all’anca, che cos’è, a cosa serve e quali sono le conseguenze del suo impianto.

Indice

Problemi all’anca: quando è necessario ricorrere alla protesi

protesi all'anca

La protesi dell’anca consente di trattare una serie di disturbi e condizioni articolari dell’anca. Problemi risolvibili mediante le protesi sono: l’osteoartrosi, l’artrite reumatoide, la necrosi avascolare della testa femorale e le fratture dell’anca.

Queste condizioni possono portare a un deterioramento della cartilagine articolare, alla perdita di congruenza e alla compromissione della funzione dell’anca.

I sintomi comuni associati a questi problemi includono dolore nell’area dell’anca e dell’inguine, rigidità articolare, difficoltà nel camminare, nel salire le scale e nell’eseguire attività quotidiane. Inoltre, possono verificarsi scricchiolii o sensazione di blocco dell’articolazione durante i movimenti.

È richiesto dunque l’intervento di ortopedico esperto che possa comprendere le effettive condizioni di salute del paziente e individuare il trattamento più adeguato.

Inizialmente, l’ortopedico può consigliare una serie di misure conservative. Tra queste: l’uso di farmaci antinfiammatori, terapia fisica e riabilitazione, modifiche delle attività quotidiane e l’utilizzo di ausili come bastoni o deambulatori.

Se il dolore persiste nonostante i trattamenti conservativi, l’ortopedico può consigliare iniezioni di corticosteroidi o di acido ialuronico direttamente nell’articolazione dell’anca. Si tratta di un metodo molto diffuso che consente di ridurre l’infiammazione e alleviare il fastidio ma che nei casi di artrosi avanzata spesso non risulta efficace.

Problemi all’anca: chirurgia conservativa o sostitutiva dell’anca

Se questi rimedi non sono efficaci e la condizione dell’articolazione degenera, è sempre meglio considerare la chirurgia, che può essere conservativa o di sostituzione dell’anca.

L’intervento di sostituzione dell’anca prevede la rimozione dell’articolazione danneggiata da patologie come l’artrosi avanzata o altre condizioni degenerative. Al suo posto, viene impiantata una protesi.

Non si tratta di una soluzione immediata, ma di una decisione che deve essere valutata attentamente da un medico chirurgo esperto a seguito di una diagnosi adeguata. Infatti, non tutti i pazienti sono candidati ideali per sottoporsi a questa complessa operazione.

Solo i soggetti che presentano gravi problemi articolari dell’anca, come l’artrosi avanzata o altre malattie degenerative che causano dolore cronico e limitazione della mobilità possono beneficiare dell’impianto. La protesi migliora le funzionalità dell’anca e riduce dolore. Chi invece riesce a trattare i problemi all’anca con terapie conservative dovrebbe procedere in questa direzione ed evitare l’impianto di una protesi.

Inoltre, bisogna sempre considerare lo stato di salute del paziente prima di sottoporlo a un intervento chirurgico, seppur oggi si preferiscano le tecniche mininvasive. Se il paziente soffre di infezioni attive, presenta condizioni sistemiche che compromettono la capacità di guarigione, oppure problemi neurologici gravi e condizioni scheletriche che rendono instabile l’articolazione dell’anca, allora è bene evitare l’intervento.

Com’è fatta una protesi all’anca

La protesi all’anca è un dispositivo affascinante. È costituito da componenti articolari progettati per ripristinare la funzione dell’articolazione naturale. La sua struttura è composta da una cupola acetabolare e una testa femorale, realizzate con materiali biocompatibili ad alta resistenza come leghe di titanio o ceramica.

Esistono diversi tipi di protesi all’anca disponibili per adattarsi alle diverse esigenze dei pazienti. Le protesi totali dell’anca, le più comuni, sostituiscono sia la testa del femore che la cavità dell’acetabolo.

Il chirurgo specializzato in chirurgia dell’anca studierà le radiografie in maniera da poter identificare la protesi più adeguate a ripristinare l’articolazione danneggiata. Il chiururgo tiene  in considerazione l’età del paziente, la qualità dell’osso e la morfologia articolare.

Ogni tipo di protesi presenta vantaggi e considerazioni specifiche ed è fondamentale che l’equipe medica valuti attentamente il caso individuale per determinare la protesi più appropriata per il paziente.

Intervento chirurgico di impianto della protesi all’anca

L’intervento chirurgico per l’impianto della protesi all’anca può essere eseguito attraverso due approcci principali: l’approccio tradizionale e l’approccio mininvasivo.

Nel primo caso, viene effettuata un’incisione più lunga per accedere all’articolazione dell’anca.

Il chirurgo rimuove la testa del femore danneggiata e prepara l’acetabolo per accogliere la componente acetabolare della protesi. Successivamente, viene impiantata la componente femorale che sostituisce la testa del femore. Infine, i componenti protesici vengono fissati all’osso utilizzando una combinazione di cemento osseo o una tecnica senza cemento che permette l’osteointegrazione.

Si tratta di un approccio usato da sempre, con delle probabilità di successo elevate, ma anche con un decorso piuttosto lungo dopo l’operazione. Per rendere più breve questo periodo di riabilitazione successivo all’intervento, la medicina moderna ha studiato un approccio meno invasivo, che accorcia i tempi di recupero e consente anche di diminuire il dolore percepito dal paziente dopo l’operazione.

Nell’approccio mininvasivo, viene effettuata un’incisione più piccola rispetto all’approccio tradizionale. Questo consente al chirurgo di accedere all’articolazione dell’anca attraverso tecniche specializzate. Utilizza strumenti appositi che non danneggiano esageratamente i tessuti e non richiedono incisioni molto grandi.

La procedura prevede la rimozione della testa del femore danneggiata e l’impianto dei componenti protesici, seguendo gli stessi principi dell’approccio tradizionale. Anche se la mininvasività si sta diffondendo nelle sale operatorie per via dei vantaggi che offre, la scelta dell’approccio chirurgico dipende dalle caratteristiche del paziente, la gravità della condizione e le competenze del medico.

Aspettative dell’intervento all’anca

Dopo un intervento di protesi all’anca seguito da un adeguato percorso riabilitativo, è possibile ottenere significativi miglioramenti nella qualità di vita del paziente. La sostituzione della superficie articolare danneggiata con una protesi artificiale allevia il dolore e migliora la funzionalità dell’articolazione. Ciò consente al paziente di ritrovare la sua mobilità e il piacere di praticare le sue attività quotidiane.

Secondo studi e statistiche riportate, l’intervento di sostituzione dell’anca ha un tasso di successo compreso tra il 90% e il 95% a 10 anni dalla chirurgia. Questo significa che la maggior parte dei pazienti sperimenta un significativo sollievo dal dolore, un miglioramento della mobilità e un aumento della qualità di vita a lungo termine.

Tuttavia, è importante notare che i risultati possono variare a seconda delle circostanze individuali. Ad esempio, l’età del paziente, la presenza di altre condizioni mediche preesistenti e la corretta riabilitazione post-operatoria possono influenzare il risultato finale.

Quanto dura la riabilitazione dopo protesi anca?

Prima di sottoporsi all’intervento per impiantare la protesi all’anca, i pazienti si preoccupano sempre dei tempi di recupero necessari. La durata della riabilitazione dopo un intervento di protesi all’anca può variare. Dipende: delle condizioni specifiche del paziente, dell’approccio chirurgico utilizzato e delle complicanze eventualmente presenti.

Ciò che i soggetti che si sottopongono all’intervento devono necessariamente comprendere è che devono avere pazienza e seguire ogni fase della riabilitazione come indicato dal loro medico curante. Se non seguono le istruzioni e cercano di accelerare il processo di guarigione, allora rischiano di rendere vano il successo dell’operazione.

Dopo l’operazione, i pazienti devono restare ricoverati in ospedale 3-5 giorni in base alle loro condizioni di salute. Durante il ricovero, vengono forniti i necessari trattamenti post-operatori. Tra cui: la gestione del dolore, la prevenzione delle complicanze e la riabilitazione precoce.

Una volta dimessi, entrano nella seconda fase di fisioterapia, in cui devono evitare attività fisica e movimenti bruschi. Il percorso terapeutico proseguire poi dal fisioterapista. Consiste 10 – 15 sedute 2 volte a settimana.

Un paziente che vive questo momento del recupero deve seguire le indicazioni del chirurgo e del fisioterapista. Deve quindi partecipare alle sessioni di fisioterapia e svolgere degli esercizi mirati per il rafforzamento muscolare della zona dell’anca.

In questo periodo, se previsto, il paziente deve muoversi con stampelle. Man mano che il paziente progredisce nella riabilitazione, gli esercizi si concentreranno sulla ripresa della funzionalità articolare completa, sulla mobilità, sull’equilibrio e sulla resistenza. Gli esercizi proseguono fino al completo abbandono delle stampelle.

La durata complessiva della riabilitazione dipenderà dalla risposta individuale del paziente e dal raggiungimento degli obiettivi specifici di recupero. Questo periodo può durare quindi poche settimane o anche qualche mese. La maggior parte dei pazienti a 20 giorni sono pronti a levare una stampella e a 40 levano la seconda.

Problemi all’anca. Cosa non fare quando si ha la protesi?

L’intervento di protesi all’anca è molto delicato e interessa una zona del corpo spesso sollecitata dai movimenti, anche quelli più semplici. Per questo, è necessario prendere delle precauzioni per non rischiare di compromettere il successo dell’operazione:

  1. Evitare di sollevare oggetti pesanti o eseguire attività che potrebbero mettere troppa pressione sull’articolazione dell’anca protesizzata. Soprattutto i primi mesi dopo l’intervento
  2. Evitare movimenti bruschi, come salti, rotazioni violente o movimenti di torsione dell’anca protesizzata. Questi movimenti potrebbero causare instabilità o danneggiare la protesi nel primo periodo post operatorio.
  3. Non praticare attività come corsa su superfici dure, sport di contatto o movimenti che richiedono cambi di direzione improvvisi. Queste attività potrebbero essere controindicate per alcuni pazienti con protesi all’anca. È importante consultare il proprio chirurgo ortopedico per determinare quali attività sono sicure e appropriate per la propria situazione
  4. Evitare posizioni estreme dell’anca, come sedersi con le gambe incrociate o piegare l’anca oltre un certo limite. Ciò potrebbe mettere tensione eccessiva sulla protesi per i primi mesi. Ma sarete istruiti durante il ricovero.
  5. Non svolgere alcune professioni o attività lavorative che richiedono sforzi fisici intensi o movimenti ripetitivi dell’anca per i primi mesi. È importante consultare il proprio chirurgo ortopedico e medico competente aziendale. Il consulto serve per valutare l’idoneità delle attività lavorative specifiche e, tuttalpiù, effettuare un cambio di mansione.

Soffri di dolori all’anca? Contattami: sono un esperto ortopedico a Firenze, mi chiamo Vanni Strigelli. Prenota la tua visita per ottenere una diagnosi e un trattamento adeguati alla tua condizione.

FAQ

Quali sono i motivi principali per cui si opta per una protesi all’anca?

La protesi all’anca viene considerata quando si verifica una grave degenerazione dell’articolazione dell’anca. È causata da malattie come l’artrosi, l’artrite reumatoide o fratture dell’anca. La protesi mira a ridurre il dolore, ripristinare la mobilità e migliorare la qualità di vita del paziente.

Quali sono i diversi tipi di protesi all’anca disponibili?

Esistono diversi tipi di protesi all’anca. Tra cui la protesi totale dell’anca, in cui sia la testa del femore che la cavità dell’acetabolo vengono sostituite. Oppure la protesi parziale dell’anca, in cui viene sostituita solo la testa del femore. Le protesi possono essere realizzate in vari materiali come titanio, ceramica, polietilene o leghe metalliche.

Quanto tempo richiede il recupero dopo l’intervento di protesi all’anca?

La durata del recupero può variare da persona a persona, ma generalmente richiede un periodo di riabilitazione di diverse settimane. Durante questo periodo, si raccomanda una combinazione di terapia fisica, esercizi di rafforzamento muscolare. Bisogna seguire le indicazioni del medico per una corretta guarigione e ripristinare la piena funzionalità dell’anca.

Quali sono i rischi associati all’intervento di protesi all’anca?

Come per qualsiasi intervento chirurgico, l’impianto di una protesi all’anca comporta alcuni rischi. Tra questi ci sono il rischio di infezione, emorragia, coaguli di sangue, danni ai nervi o ai vasi sanguigni circostanti. Possono anche verificarsi: dislocazione della protesi e reazioni allergiche ai materiali utilizzati. È importante discutere di questi rischi con il chirurgo e seguire tutte le indicazioni post-operatorie per minimizzare i rischi.

Quanto tempo dura una protesi all’anca?

La durata di una protesi all’anca dipende da diversi fattori, tra cui l’età del paziente, il livello di attività fisica, la qualità dell’impianto protesico e la conformità alle raccomandazioni del medico. In generale, le protesi all’anca moderne hanno una durata media di 20 anni. Molti pazienti possono godere di una maggiore longevità con una corretta manutenzione e attenzione alla salute dell’articolazione sostituita.

Quando viene impiantata la protesi all’anca, si sente quando ci si muove?

No, generalmente una persona non sente la protesi all’anca quando si muove. Essa è progettata per ripristinare la funzionalità dell’articolazione e ridurre il dolore, consentendo un movimento fluido e naturale. Tuttavia, è possibile che nei primi giorni o settimane dopo l’intervento, si possano avvertire sensazioni o suoni simili a scatti o clic durante il movimento dell’anca. Possono essere attribuiti alla fase di adattamento del corpo alla protesi.