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Eventuali rare complicanze con la protesi d’anca

Le sostituzioni d’anca eseguite ogni anno sono migliaia: la percentuale di rischi e complicanze estremamente basse per i pazienti. Ma è necessario esserne informati.

La protesi d’anca è uno degli interventi che si è dimostrato estremamente efficace nel migliorare la mobilità articolare ed eliminare il dolore.

Ha trasformato la vita di milioni di pazienti, permettendo loro di ritornare ad una vita attiva.

Le sostituzioni d’anca eseguite ogni anno sono migliaia: la percentuale di rischi e complicanze estremamente basse per i pazienti. Ma non esiste una procedura chirurgica senza rischi. 

È necessario esserne informati per riconoscerli e segnalarli tempestivamente al medico specialista.

Per rendere chiaro il percorso e approfondire in maniera esaustiva rischi e benefici dell’intervento protesico, prosegui con la lettura dell’articolo.

Artroprotesi d’anca, intervento e vantaggi

Per superare definitivamente il dolore all’anca e i suoi sintomi, la sostituzione dell’articolazione è sicuramente la strada ottimale da intraprendere.

È l’intervento chirurgico che permette di guarire dalle patologie croniche degenerative della anca come l’artrosi, ma può essere la terapia risolutiva anche di patologie acute.

Nella protesi totale dell’anca l’osso e la cartilagine danneggiati vengono rimossi e sostituiti da componenti protesici. 

I vantaggi sono numerosi ed innegabili: 

  • La ripresa delle attività quotidiane e della propria autonomia;
  • Il miglioramento sostanziale della qualità di vita e del benessere psicofisico;
  • Tempi di recupero ridotti;
  • Risoluzione di sintomi e dolore.

L’intervento, indipendentemente dalla tecnica chirurgica utilizzata, è molto sicuro.

Complicanze nell’intervento di protesi d’anca

Come ogni intervento chirurgico, possono verificarsi complicanze: è bene conoscerle per essere preparati e consapevoli del decorso post-operatorio e vivere questo momento serenamente.

Sono eventi rari, spesso temporanei e curabili, soprattutto se prontamente riconosciuti.

Infezione

L’infezione è un rischio che caratterizza qualsiasi intervento chirurgico: generalmente sono le stesse difese immunitarie del paziente a prevenirla, ma talvolta non sono sufficienti. 

Fortunatamente è molto rara e misure preventive estensive sono prese prima, durante e dopo l’intervento. 

Causate da una proliferazione batterica, le infezioni colpiscono i tessuti in prossimità dell’impianto: gonfiore, arrossamento e crescente dolore all’anca sono i principali segnali che ne indicano la presenza.

Le infezioni superficiali della protesi d’anca, se prontamente riconosciute, possono essere trattate con gli antibiotici. 

Infezioni profonde possono richiedere la pulizia della ferita, ma anche l’asportazione della protesi per la guarigione.

I sintomi di un’infezione comprendono in genere:

  • Temperatura corporea elevata a 38°C o superiore con eventuali brividi;
  • Arrossamento, gonfiore e dolore;
  • Fuoriuscita di liquido dal sito dalla ferita chirurgica;
  • Dolore all’anca anche durante il riposo.

Purtroppo non sempre questi sintomi sono presenti e, se presenti, non necessariamente indicano la presenza di una infezione.

L’infezione peri-protesica determina il fallimento della procedura e la necessità di revisionare chirurgicamente l’articolazione.

Lussazione

Un altro rischio comune è la lussazione della protesi, che si presenta quando la testa dell’impianto fuoriesce dalla sua sede naturale, la coppa.

Il rischio è maggiore nel primo mese post-operatorio, e può presentarsi a seguito di:

  • una flessione dell’anca oltre i 90°;
  • movimenti scorretti e da evitare nella fase di recupero, come incrociare le gambe o effettuare piegamenti.

Ci sono molte strategie preventive: il corretto posizionamento delle componenti protesiche, il bilanciamento dei tessuti molli e l’istruzione del paziente.

Nei pazienti ad alto rischio è possibile utilizzare degli impianti che hanno caratteristiche specifiche che diminuiscono il rischio di lussazione ma che hanno alcuni svantaggi in termini di durata nel tempo. 

Può essere necessaria la revisione chirurgica con la sostituzione di alcuni componenti. 

Durante il ricovero sarete addestrati a prevenire questa complicanza.

Complicanze tromboemboliche

Uno dei rischi più rari è rappresentato dall’insorgenza di trombi nelle vene delle gambe nelle prime settimane. 

Esistono una serie di procedure per ridurre tale rischio: utilizzo di eparina dalla sera prima dell’intervento e continuata per circa 4 settimane, visita angiologica con ecodoppler degli arti inferiori preoperatoria e postoperatoria, calze elasto-compressive se indicate e mobilizzazione precoce del paziente.

Questi coaguli possono svilupparsi all’interno delle vene delle gambe: si parla di trombosi venosa profonda (TVP), oppure all’interno dei polmoni: si parla di embolia polmonare.

I sintomi di una TVP includono:

  • Gonfiore della gamba, di solito al polpaccio;
  • Dolore pesante;
  • Cute calda nella zona.

I sintomi di una embolia polmonare comprendono:

  • Affanno, improvviso o graduale;
  • Dolore al torace, spesso localizzato con tosse.

Lesione nervosa

La lesione nervosa più comune è la lesione del nervo sciatico ed in particolare le fibre del nervo sciatico popliteo esterno. 

La conseguenza è l’impossibilità a sollevare il piede. 

Nella maggior parte dei casi il deficit nervoso è temporaneo, ma è descritta una minima percentuale di danno non reversibile che costringe il paziente ad utilizzare un tutore di caviglia o di sottoporsi ad altro intervento chirurgico.

La variabilità anatomica di ogni individuo e la diversa suscettibilità delle fibre nervose rende purtroppo imprevedibile il verificarsi della lesione ai nervi durante l’intervento di protesi d’anca. 

Sanguinamento

Il sanguinamento è una complicazione comune a molti interventi chirurgici. 

A seguito di una protesi totale di ginocchio è possibile avere necessità di una trasfusione di sangue.

Nel percorso di Rapid Recovery sono attuate molte strategie di prevenzione al sanguinamento e meno del 5% dei pazienti necessitano di una trasfusione. 

Frattura

La maggior parte delle fratture intraoperatorie si verificano in genere a livello del femore, ma possono verificarsi anche a livello del cotile.

Sono più comuni quando viene utilizzato uno stelo non cementato, ma comunque estremamente rare.

Le fratture minori possono essere lasciate guarire spontaneamente o trattate con viti, fili o cerchiaggi. 

Fratture maggiori possono richiedere soluzioni più complesse fino anche alla revisione dei componenti, innesti ossei e mezzi di sintesi aggiuntivi.

Differenza di lunghezza degli arti inferiori

Tra le complicanze insite nella chirurgia dell’anca vi è una leggera differenza nella lunghezza delle gambe. 

Il consumo della cartilagine durante il processo artrosico e la deformità articolare determina una differenza di lunghezza dei due arti, quello affetto da artrosi è solitamente più corto. 

L’obiettivo è  ripristinare una lunghezza uguale fra le due gambe con un accurato studio delle radiografie preoperatorie ed il planning dell’intervento, che permette di ottenere misurazioni precise e di scegliere l’impianto più idoneo.

Per questo molti pazienti, a seguito dell’intervento avvertono la sensazione che l’arto operato sia più lungo, sensazione che diminuisce fino ad annullarsi. 

Sfortunatamente in alcuni pazienti è necessario allungare leggermente l’arto inferiore per garantire una maggiore stabilità della protesi ed evitare la lussazione.

Gonfiore della coscia ed ematoma

Dopo qualsiasi intervento di artroprotesi è previsto un gonfiore della gamba operata, talvolta associato ad un ematoma intorno alla ferita chirurgica. 

L’ematoma è inevitabile se pensiamo che l’osso viene sezionato: nella maggior parte dei casi, si riassorbe spontaneamente. 

Per il primo mese rimanere più di 30 minuti seduti può peggiorare il gonfiore: è opportuno alternare piccole passeggiate a periodi di riposo a letto con la gamba sollevata, ed applicare la crioterapia per 20 minuti più volte al giorno.

Talvolta possono essere indicate le calze elasto-compressive su parere medico.

Infine, l’usura e le sue conseguenze, sono fenomeni inevitabili dopo 20-25 anni dall’intervento.

Proteggere la protesi d’anca

Ci sono comportamenti da osservare per la protezione e la durata della tua protesi:

  • Mantenere un peso adeguato;
  • Esercizio fisico leggero e regolare;
  • Mantenere la giusta forza e mobilità dell’anca;
  • Prendere precauzioni per evitare cadute e infortuni;
  • Consultare il chirurgo ortopedico periodicamente per valutare l’andamento;
  • Eseguire radiografie di controllo.

Con l’approccio del Rapid Recovery usato dal Dr. Vanni Strigelli , il recupero funzionale è accelerato enormemente, ed avviene in 6 mesi dall’operazione.

L’intervento di protesi d’anca, nonostante esista l’eventualità di rare complicazioni, rimane uno degli interventi più affidabili e di estremo successo della medicina.