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Artrosi anca: cause, terapie e trattamenti

Scopriamo assieme in questo articolo cause, terapie e trattamenti dell'artrosi all'anca.

L’artrosi dell’anca è una patologia degenerativa cronica caratterizzata dalla progressiva degenerazione e perdita della cartilagine articolare.

Ne consegue un attrito patologico nei movimenti articolari e quindi la rigidità ed il dolore.

L’artrosi dell’anca può essere primitiva (non si riconosce una causa) oppure secondaria (la causa dell’artrosi è nota). 

Nell’artrosi primitiva dell’anca è noto che vi è una predisposizione genetica e non di rado la malattia i ripropone più volte nella stessa famiglia.

In questo articolo indaghiamo:

  1. Cause dell’Artrosi all’anca
  2. Terapie e trattamenti possibili
  3. Come avviene l’intervento
  4. Protesi d’anca mini invasiva

Cause dell’artrosi all’anca

L’artrosi dell’anca può avere diverse cause, oltre ad una predisposizione genetica:

  • alcune malattie ed alcune displasie dell’articolazione che portano ad una forma della patologia ad esordio giovanile.
  • le malattie autoimmuni che aggrediscono le articolazione, come l’artrite reumatoide o l’artrite psoriasica. Queste patologie determinano un’aggressione dell’articolazione da parte del sistema immunitario e nel tempo è possibile che i danni articolari siano tanto importanti da determinare la perdita della cartilagine articolare. Qualsiasi artrite protratta nel tempo può portare alla degenerazione delle cartilagini. Inoltre, anche un’artrite che si risolve velocemente ma che ha avuto una forma molto aggressiva può lasciare esiti importanti. Ad esempio, le infezioni acute batteriche.
  • Fra le alterazioni morfologiche la più nota è la displasia dell’anca, caratterizzata da malformazione del femore e del bacino. Vi sono vari gradi di displasia, ma in tutti c’è un funzionamento anomalo dell’articolazione che, nel tempo, porta all’usura articolare. Ad oggi è una condizione rara nell’adulto poiché lo screening neonatale permette la diagnosi e la terapia precoce.
  • Recentemente è stata identificata un’altra malformazione articolare, meno evidente della displasia chiamata conflitto femoro-acetabolare. Questa caratteristica morfologica, determina un contatto ed un conflitto articolare fra femore e bacino e porta all’usura precoce dell’articolazione. È molto frequente nei pazienti che sviluppano artrosi e sembra essere una delle cause più comuni.
  • Altre condizioni sono le fratture. Possono provocare danni articolari in grado nel tempo di determinare lo sviluppo di artrosi. Anche le fratture lontano dall’articolazione possono modificare in maniera indiretta il funzionamento dell’anca, poiché il peso del corpo potrebbe essere distribuito su un asse anormale, determinando un meccanismo di compenso dell’anca e la sua usura precoce.
  • Vi sono poi una serie di patologie che possono determinare un danno, anche modesto, all’articolazione, ma che nel tempo possono innescare la degenerazione della cartilagine e la comparsa di artrosi dell’anca dopo anni (la malattia di Legg-Calvé-Perthes, l’epifisiolisi, l’osteoma osteoide ecc).
  • Infine, tutte le circostanze in cui l’articolazione è sottoposta ad un carico di lavoro elevato e per periodi protratti : obesità, lavori pesanti attività sportiva professionistica.

Artrosi anca, terapie e trattamenti possibili

L’esordio della malattie è caratterizzato da sintomi più o meno sfumati:  fastidi, dolori intermittenti e rigidità. 

Il dolore può essere localizzato all’inguine, al fianco o al gluteo, talvolta anche al ginocchio.

La diagnosi per un ortopedico è abbastanza semplice, ma sono importanti delle radiografie sotto-carico per poter valutare lo stadio della malattia e capire come intervenire al meglio.

Il dolore può essere confuso con un problema di schiena e quindi oltre alla visita medica specialistica può essere utile eseguire anche delle radiografie della porzione finale della colonna vertebrale (rachide lombo-sacrale). 

La visita ortopedica insieme alle radiografie permette di scegliere il trattamento più opportuno.

Non di rado si osservano pazienti con poca artrosi ma sintomi invalidanti, o al contrario pazienti con molta artrosi e sintomi modesti.

Il trattamento fisioterapico

Normalmente nelle fasi iniziali il trattamento è fisioterapico, mirato al mantenimento della mobilità e al rinforzo muscolare

Sono privilegiate le attività che permettono di scaricare l’articolazione dal peso del corpo come la bicicletta e il nuovo ma anche ginnastica a corpo libero su guida del fisioterapista.

Anche la perdita di peso aiuta a diminuire i sintomi.

Vi sono poi dei trattamenti farmacologici come gli antinfiammatori o integratori per le cartilagini che rivestono l’articolazione.

È possibile eseguire anche infiltrazioni articolari, quindi sotto controllo ecografico iniettare dei farmaci in articolazione; i farmaci più utilizzati sono il cortisone e l’acido ialuronico, quest’ultimo è un lubrificante articolare con azione antiinfiammatoria. 

Esistono alcune terapie biologiche che prevedono l’utilizzo di cellule staminali che possono essere prelevate dal sangue, dal tessuto adiposo o dal midollo osseo e che possono risultare efficaci nel controllo del dolore.

Trattamenti in fase iniziale

  1. Fisioterapia e ginnastica
  2. Perdita di peso
  3. Trattamenti farmacologici sistemici
  4. Infiltrazioni

Quando la malattia progredisce diventa impossibile praticare sport e vengono limitate le attività della vita quotidiana come camminare o fare le scale, il dolore può essere presente anche a riposo o durante la notte, può diventare impossibile mettersi le scarpe o i calzini senza aiuto.

Trattamento in fase avanzata:

  1. Protesi totale d’anca

A questo stadio la cartilagine articolare è completamente consumata, la patologia è ad uno stadio avanzato.

Ecco allora che è arrivato il momento di operare.

La coxartrosi (artrosi dell’anca) è caratterizzata da periodi di dolore intenso alternati a periodi di miglioramento ma in generale quando il dolore è resistente alla terapia antidolorifica o quando per camminare e per svolgere una vita normale è necessario assumere antidolorifici quotidianamente è arrivato il momento di pensare all’intervento chirurgico.

Alcuni pazienti possono sperimentare dolore notturno con difficoltà a riposare o difficoltà importante ad alzarsi dalla posizione seduta oltre ad una articolazione rigida o bloccata che compromette le attività quotidiane, in queste circostanze quando non è possibile ottenere beneficio dalla fisioterapia e dai trattamenti conservativi è possibile risolvere il problema con l’intervento chirurgico.

Come esito dell’operazione, che è generalmente un intervento di grande successo, si ha la rimozione definitiva del dolore e il recupero del movimento completo all’articolazione. Leggi anche qui.

Come avviene l’intervento per curare l’artrosi all’anca

La protesi totale d’anca è composta da due componenti, quella femorale e quella acetabolare. 

La prima è formata da uno stelo, che viene posizionato nel femore, dal collo e dalla testa. 

La componente acetabolare è costituita da una coppa che una volta posizionata accoglie la testa della componente femorale. 

La protesi d’anca può essere cementata o non cementata, ne esistono diverse tipologie adatte a diverse esigenze.

Un chirurgo specializzato in chirurgia protesica sa scegliere lo stelo adatto ad ogni paziente in base all’età del paziente, alla qualità dell’osso e alla forma dell’articolazione naturale.

Come è eseguita la protesi d’anca?

Arrivati nel blocco operatorio sarà posizionata un agocannula per somministrare i farmaci in vena, i suoi parametri vitali saranno monitorati e sarà eseguita l’anestesia.

L’anestesia più sicura e più utilizzata è la puntura spinale, una singola iniezione nella parte bassa della colonna vertebrale con un ago sottilissimo; può essere associata ad un sedativo qualora il paziente volesse dormire. 

L’anestesia spinale, non è dolorosa, riduce i rischi di trombosi venosa, può ridurre il rischio di sanguinamento e migliora il controllo del dolore nell’immediato post-operatorio. 

Lo sforzo è indirizzato a garantire la vostra sicurezza ed il vostro comfort durante la procedura chirurgica.

In seguito all’anestesia il paziente è posizionato sul fianco sul letto operatorio, l’arto è disinfettato e sono posizionati dei teli sterili che delimitano la zona dell’intervento. 

Finalmente si procede a sostituire la parte danneggiata con le componenti protesiche, secondo un preciso planning preoperatorio.

Infine la nuova articolazione viene provata con opportune manovre. 

L’intervento termina con la sutura dell’incisione e la sua medicazione.

Questo tipo di chirurgia dell’anca può avvenire con accesso posteriore o anteriore. 

Obiettivo e vantaggi

Le due tecniche chirurgiche hanno lo stesso obiettivo: ridare funzionalità all’articolazione, la scelta è del chirurgo che valuta i vantaggi in ogni caso specifico.

Il Dr. Vanni Strigelli predilige l’accesso posteriore poiché ha indiscutibili vantaggi per il medico e per il paziente:

  • È possibile utilizzarlo su tutti i pazienti;
  • L’incisione è piccola, posteriore e si nota poco;
  • Il dolore post operatorio è basso;
  • È un accesso chirurgico di successo da molti anni;
  • Garantisce un’ottima visualizzazione delle strutture osse.

Protesi d’anca mini invasiva

La tradizionale chirurgia dell’anca richiede un’incisione di 20-30 centimetri e un periodo di tempo per la guarigione che va da 3 a 4 mesi.

Tuttavia negli ultimi dieci anni sono state messe a punto tecniche minimamente invasive che permettono di impiantare con successo le stesse protesi d’anca clinicamente comprovate attraverso un’incisione di dimensioni minori.

Incidendo una minore porzione di pelle e interessando in minore misura i muscoli, la tecnica mini-invasiva allevia il dolore, ripristina la mobilità e permette di tornare alla vita normale in tempi rapidi.

Le tecniche moderne mini-invasive prevedono anche l’utilizzo di protesi più piccole che combinate con tecniche moderne di terapia del dolore e di risparmio del sangue, oltre a protocolli di riabilitazione rapida, consentono un recupero immediato.

Con la protesi mini invasiva i pazienti riprendono a camminare il giorno stesso dell’intervento e possono essere tornare a casa in pochi giorni autonomi.

Tutti i pazienti possono beneficiare di una tecnica mini invasive e di un protocollo di recupero rapido. 

Proprio i pazienti più fragili sono quelli che beneficiano ancora di più di un protocollo di recupero rapido. 

Scopri in cosa consiste il Rapid Recovery in questa pagina.