Eventuali complicanze della protesi d’anca

Tutte le eventuali complicanze che possono seguire dall'intervento chirurgico di protesi all'anca: dal sanguinamento alla trombosi, fino alle lesioni.

La protesi d’anca è uno degli interventi più di successo dell’ultimo secolo. Si è mostrata estremamente efficace nel migliorare la mobilità articolare e a eliminare il dolore.

La sostituzione totale dell’anca è oramai una delle procedure mediche più affidabili e prevedibili e ha trasformato le vite di molti pazienti, permettendo loro di ritornare ad una vita attiva e di provare meno dolore.

Le complicanze sono poche e non frequenti ma devono essere menzionate per completezza d’informazione e saranno frutto di spiegazioni più dettagliate durante la visita e la lezione preoperatoria. Non esiste una procedura chirurgica senza rischi.

Le possibili complicanze sono:

INFEZIONE

L’infezione è una delle maggiori complicanze della chirurgia protesica di qualsiasi distretto anatomico. Fortunatamente è molto rara e misure preventive estensive sono prese prima, durante e dopo l’intervento. Mentre l’infezione della ferita chirurgica potrebbe essere risolta con il solo utilizzo di antibiotici, l’infezione peri-protesica (quindi profonda) è più difficile da diagnosticare e da guarire. L’infezione della protesi può presentarsi con dolore, gonfiore e secrezione della ferita chirurgica; può essere acuta e quindi manifestarsi nel post-operatorio oppure tardiva, tipicamente a seguito di un’infezione di un’altra zona del corpo. L’infezione peri-protesica determina il fallimento della procedura e la necessità di revisionare chirurgicamente l’articolazione.
Molte misure preventive sono utilizzate: sterilizzazione certificata degli strumenti e dei ferri chirurgici, flusso laminare dell’aria nel blocco operatorio, caschi sterili autoventilati per gli operatori sanitari, antibiotico-profilassi preoperatoria, accurata disinfezione dell’arto dopo lavaggio con soluzione alcolica.

LUSSAZIONE

La lussazione dell’anca è una complicanza potenziale di questa procedura chirurgia. Si verifica quando la testa del femore esce della coppa acetabolare e necessita di apposite manovre, solitamente incruente per essere trattata. Il rischio è maggiore nel primo mese post-operatorio. Ci sono molte strategie preventive utilizzabili: il corretto posizionamento delle componenti protesiche, il corretto bilanciamento dei tessuti molli, l’istruzione del paziente che inizia con la lezione pre-operatoria e prosegue con i fisioterapisti durante il ricovero. In particolare andrà evitato per i primi mesi il movimento combinato di flessione, adduzione ed intrarotazione dell’anca. Nei pazienti ad alto rischio è possibile utilizzare degli impianti che hanno caratteristiche specifiche che diminuiscono il rischio di lussazione ma che hanno alcuni svantaggi in termini di durata nel tempo.

COMPLICANZE TROMBOEMBOLICHE

È possibile che a seguito di intervento di protesi si sviluppi una trombosi dell’arto inferiore. Ciò determina dolore e gonfiore solitamente a livello del polpaccio. Maggiore preoccupazione riguarda la possibile complicanza della trombosi dell’arto inferiore e cioè l’embolia polmonare. Con gli attuali protocolli perioperatori è una complicanza estremamente rara. Le strategie preventive sono: utilizzo di eparina dalla sera prima dell’intervento e continuata per circa 4 settimane, visita angiologica con eco-doppler degli arti inferiori preoperatoria e post-opearatoria, calze elasto-compressive se indicate e mobilizzazione precoce del paziente.

LESIONE NERVOSA

La lesione nervosa più comune è la lesione del nervo sciatico ed in particolare le fibre del nervo sciatico popliteo esterno. La conseguenza è l’impossibilità a sollevare il piede. Nella maggior parte dei casi il deficit è nervoso e temporaneo ma è presente una minima percentuale di danno non reversibile che costringe il paziente ad utilizzare un tutore di caviglia o di sottoporsi ad altro intervento chirurgico.

SANGUINAMENTO, FRATTURA, DIFFERENZA DI LUNGHEZZA DEGLI ARTI INFERIORI

Il sanguinamento è una complicazione comune a molti interventi chirurgici. La strategia di ‘risparmio del sangue’ e multimodale ed è affrontata nel capitolo Rapid Recovery.
Le fratture intraoperatorie sono più comuni quando viene utilizzato uno stelo non cementato, ma di norma sono estremamente rare; è possibile dover utilizzare mezzi di sintesi come cerchiaggi o placche o viti per sintetizzarle.
Il consumo della cartilagine durante il processo artrosico e la deformità articolare conseguente determina una differenza di lunghezza dei due arti: quello affetto maggiormente o esclusivamente da artrosi è solitamente più corto. L’obiettivo del chirurgo è quello di ripristinare una lunghezza uguale fra le due gambe ed il passaggio fondamentale per ottenere questo risultato è un accurato studio delle radiografie pre-operatorie ed il planning dell’intervento che permette di ottenere misurazioni precise e di scegliere l’impianto più idoneo.
Per questo molti pazienti, a seguito dell’intervento avvertono la sensazione che l’arto operato sia più lungo. Questa sensazione diminuisce nel tempo fino ad annullarsi. Sfortunatamente in alcuni pazienti è necessario allungare leggermente l’arto inferiore per garantire una maggiore stabilità della protesi ed evitare la lussazione. Una piccola dismetria è spesso asintomatica.

SANGUINAMENTO

A seguito di una protesi totale di ginocchio è possibile avere necessità di una trasfusione di sangue. Nel percorso di Rapid Recovery sono attuate molte strategie di prevenzione al sanguinamento e meno del 5% dei pazienti necessita di una trasfusione. Le moderne banche del sangue applicano sreening e controllo molto accurati sulle sacche di sangue e sono applicati protocolli ragidi anche nella somministrazione in reparto. I rischi di contrarre una malattia o di avere una reazione allergica a seguito di trasfusione di sangue sono molto bassi.

GONFIORE DELLA COSCIA ED EMATOMA

Dopo qualsiasi intervento di artroprotesi è previsto un gonfiore della gamba operata, talvolta associato a un ematoma intorno alla ferita chirurgica. Non è una complicanza ma il normale decorso post-operatorio che però preoccupa spesso i pazienti. Per il primo mese dopo l’intervento rimanere più di 30 minuti seduti può peggiorare il gonfiore. Sarebbe opportuno alternare piccole passeggiate a periodi di riposo a letto con la gamba sollevata (la caviglia dovrebbe essere più elevata del cuore).

Per prevenire o diminuire il gonfiore è opportuno:

  • Stare a letto con due cuscini sotto il piede della gamba operata. Durante il ricovero è possibile inclinare il letto senza necessità di posizionare i cuscini;
  • Non rimanere seduti per più di 30 minuti;
  • Applicare la crioterapia per 20 minuti più volte al giorno;
  • Talvolta possono essere indicate le calze elasto-compressive su parere medico.

LA NUOVA ARTICOLAZIONE È DIVERSA

La medicina perioperatoria moderna accelera enormemente il recupero funzionale (Rapid Recovery) ma guarire completamente richiede tempo. Per le prime settimane post-opearatorie vi sentirete stanchi facilmente. È importante programmare periodi di riposo durante il giorno. Il tempo di riposo dovrebbe essere almeno equivalente al tempo di attività. È possibile avvertire intorpidimento della cute vicino alla cicatrice e sensazione di tensione o rigidità articolare. È normale. Potreste avvertire qualche rumore meccanico durante il movimento che deriva dalle caratteristiche dei materiali delle protesi. I sintomi miglioreranno nel tempo ed il recupero sarà completo passati i 6 mesi dall’intervento.