L’artrosi al ginocchio, o gonartrosi, è la regina delle malattie degenerative croniche dell’apparato locomotore ed è presente in tutto il mondo: in quanto tale, necessita di opportuni trattamenti.
È un processo naturale, una condizione comune dell’invecchiamento, certamente favorito da alcune condizioni: se diagnosticato e trattato per tempo, permette di avere una qualità di vita comunque ottimale.
Nell’artrosi del ginocchio la cartilagine si deteriora progressivamente, diventando più sottile: questo favorisce il contatto diretto tra le ossa, tra femore, tibia e rotula.
Contatto che causa dolori, disabilità, riduzione e rigidità del movimento, con i classici rumori e scrosci articolari, fino a portare alla formazione di piccole escrescenze del tessuto osseo, con sintomi di intensità maggiore.
Il decorso è invalidante con lesioni a carico delle cartilagini articolari e può portare alla loro progressiva perdita e distruzione.
Quanto è diffusa la malattia e da cosa è causata?
In Italia l’artrosi interessa circa il 16%della popolazione, risultando tra le malattie più comuni e diffuse nella popolazione.
La prevalenza aumenta con l’età, che è la causa principale: tra gli over 75 circa il 68% delle donne ed il 48% degli uomini dichiarano di soffrire di artrosi.
Spesso è presente familiarità, ritrovando la stessa articolazione coinvolta più volte nell’ambito di una famiglia (nonna, madre, figlia).
Sebbene l’invecchiamento non ne comporti necessariamente lo sviluppo, è indubbio che i cambiamenti dell’età ne incrementano il rischio.
Nelle persone più giovani può essere causata da:
- Forti traumi al ginocchio;
- Malattie sistemiche;
- Malattie metaboliche;
- Microtraumi ripetuti nel tempo.
Quest’ultima tipologia è comune, in particolar modo negli sportivi.
In questi casi la degenerazione cartilaginea si localizza principalmente in una sola regione del ginocchio, mentre quando è conseguenza dell’invecchiamento, nella maggior parte dei casi, interessa tutta l’articolazione.
Nell’artrosi del ginocchio sono stati evidenziati altri fattori di rischio che possono influenzare la comparsa o il deterioramento precoce:
- Il peso, l’obesità;
- Fattori genetici;
- Età e sesso;
- Traumi o interventi progressi;
- Displasia;
- Lavori usuranti;
- Sport ad alto impatto;
- Ginocchio varo o valgo.
I sintomi dell’artrosi del ginocchio
L’artrosi inizialmente provoca dolore a seguito dell’utilizzo prolungato dell’articolazione: progressivamente i sintomi peggiorano, compare rigidità e peggiora il dolore.
Inoltre, la gamba può diventare “storta”(ginocchio varo o ginocchio valgo).
Nello specifico, i sintomi e le caratteristiche tipiche sono:
- Dolore e bruciore;
- Rigidità articolare;
- Gonfiore;
- Scricchiolii o crepitii durante la flessione o l’estensione del ginocchio;
- Ridotta mobilità e difficoltà nella deambulazione
Nell’artrosi avanzata i pazienti sono in grado di camminare soltanto per brevi tratti, compaiono difficoltà a salire e scendere dalle scale e a mettersi in piedi.
Il dolore può essere intermittente e spesso aumenta con il progredire della malattia, lasciando spazio alle deformità articolari, che sono permanenti.
I soggetti tendono a modificare la postura per trovare sollievo dal dolore, con conseguenze negative per l’apparato muscolo scheletrico e l’articolazione.
In una minoranza dei pazienti l’artrosi coinvolge un solo compartimento articolare, ma spesso coinvolge, in misura diversa, tutti i compartimenti.
Come si diagnostica l’artrosi del ginocchio?
Al presentarsi delle caratteristiche descritte, è fondamentale sottoporsi a una visita ortopedica specialistica, in quanto la diagnosi precoce offre diversi trattamenti terapeutici.
La radiografia al ginocchio sotto carico è il primo esame che permette al chirurgo di diagnosticare l’artrosi di ginocchio con certezza, di osservare nella sua interezza l’articolazione e di comprendere quale tipo di terapia portare avanti.
Trattamenti per la cura dell’artrosi del ginocchio
In linea generale, nello stadio iniziale, l’artrosi può migliorare con la perdita di peso e la riabilitazione, mirata al rinforzo muscolare; è possibile utilizzare integratori per la cartilagine, gestire il dolore con ghiaccio e antinfiammatori, ed eseguire infiltrazioni.
Quando la malattia progredisce, si hanno limitazioni nelle attività quotidiane come camminare o fare le scale, e un dolore presente anche a riposo o durante la notte.
Negli stati avanzati i trattamenti conservativi non risultano efficaci e la chirurgia protesica è necessaria per risolvere i sintomi, togliere in modo definitivo il dolore e ridare movimento all’articolazione.
La terapia conservativa
La terapia conservativa consiste in rimedi che rallentano l’avanzamento della patologia e tengono sotto controllo la sintomatologia.
Questa tipologia di trattamento è un palliativo per alleviare i sintomi, in quanto non in grado di bloccare definitivamente l’artrosi.
I trattamenti di tipo conservativo possono essere così raggruppati:
- Fisioterapia: sono consigliati esercizi in scarico di rinforzo muscolare, per mantenere la funzionalità e la flessibilità dell’articolazione e di mobilizzazione. Ciò permette di rinforzare ed allungare i muscoli degli arti interessati.
- Plantare correttivo: talvolta può essere d’aiuto per migliorare l’asse dell’arto inferiore.
- Attività fisica regolare ed appropriata, a basso impatto, come per esempio una camminata o la cyclette.
- Farmaci per il dolore: lo specialista può prescrivere antinfiammatori non steroidei per aiutare a ridurre l’infiammazione. A volte sono utili farmaci anti-infiammatori chiamati corticosteroidi, che vengono iniettati direttamente nell’articolazione tramite infiltrazioni: danno un sollievo momentaneo dal dolore e riducono il gonfiore.
- Integratori alimentari, chiamati glucosamina e condroitin-solfato, possono aiutare ad alleviare il dolore dell’artrosi.
Trattamenti per rallentare l’evoluzione dell’artrosi
La dieta ha un ruolo importante: è consigliabile mantenere un corretto regime alimentare, anche se non si è in sovrappeso.
Un’alimentazione equilibrata ricca di alimenti antinfiammatori, antiossidanti, sali minerali, povera di alcol e non troppo carica di alimenti di origine animale, aiuta a mantenere in salute le articolazioni.
Quando messo in pratica fin da subito, il trattamento conservativo può rallentare la progressione dell’artrosi, aumentare il movimento e migliorare la resistenza.
L’attività fisica mirata è in grado di alleviare il dolore e di migliorare la mobilità dell’articolazione: si consiglia di eseguire un allenamento regolare basato su stretching ed esercizi per il recupero della mobilità articolare.
Questo aiuta a migliorare l’umore e l’aspetto, diminuisce il dolore, aumenta l’elasticità e mantiene sotto controllo il peso: in più migliora l’equilibrio diminuendo così il rischio di cadute.
La terapia chirurgica, la soluzione definitiva
L’intervento di protesi al ginocchio è consigliabile quando nella radiografia è presente un artrosi grave con contatto osso su osso ed in presenza di qualsiasi dei seguenti sintomi:
- Dolore resistente alle terapie antidolorifiche;
- Dolore costante anche a riposo;
- Difficoltà a stare in piedi per lunghi periodi;
- Inabilità nelle attività quotidiane come camminare o fare le scale;
- Nessun beneficio oppure beneficio limitato dalla fisioterapia e dai trattamenti conservativi.
Infatti, la natura degenerativa dell’artrosi rende la terapia conservativa insufficiente nel medio-lungo periodo.
La chirurgia protesica è l’unico trattamento definitivo alla patologia.
Le protesi di ginocchio possono essere:
- Totali;
- Parziali.
Le scelte chirurgiche vanno valutate singolarmente in base all’età, al livello di attività, al grado di compromissione della cartilagine, alla qualità dell’osso: il paziente va compreso nel suo quadro clinico completo.
La procedura chirurgica elimina la cartilagine e l’osso danneggiato, che viene rimpiazzato con l’impianto protesico, composto da vari materiali (titanio, polietilene, cromo, cobalto).
Durante l’intervento è rimossa una piccola quantità di osso della tibia, del femore e della rotula, eliminando così le strutture danneggiate e creando delle superfici ossee di buona qualità sulle quali posizionare l’impianto protesico.
La maggior parte dei legamenti e dei tendini sono lasciati al loro posto.
L’intervento è la soluzione definitiva che consente al paziente il ritorno a una vita normale in maniera sicura e rapida.
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